I paesaggi dipinti da Stefania Pinci sono mondi intravisti dalle vetrate di una finestra immaginaria. I sentieri accesi di luce diventano metafora di un viaggio verso la verità.
Stefania Pinci, protagonista all’arte fiera di Padova con una decina di opere, tra cui un bellissimo omaggio alla città di Venezia, approda a seguito di un lungo percorso di ricerca, ad un luminismo cromatico di impatto, che traduce sulla tela un impianto scenico introdotto da ipotetiche vetrate pittoriche aperte su infiniti sentieri paesaggistici.
L’estro artistico di Stefania Pinci si esprime in armoniose composizioni che restituiscono le suggestive armonie cromatiche dell’arte musiva all’interno di in un costrutto compositivo in cui applica un linguaggio contemporaneo intriso di pensiero astratto e naturalismo figurativo. Uno stile personale, libero da preconcetti teorici o concettuali, aperto alla sperimentazione, dove il recupero di elementi compositivi apre la strada ad una attualizzazione di molteplici linguaggi artistici. Un’arte in cui leggiamo l’impronta grafica di un passato legato alla tradizione culturale occidentale, dove influenze storiche e spirituali hanno un peso importante nella genesi creativa. Un ritorno alla pittura, alle sue origini e agli strumenti attraverso i quali si è espressa nel corso dei secoli, a cui Stefania crede fermamente, di fronte a tanta degenerazione dell’arte astratta incorsa nel nostro tempo. Protagonista alla kermesse di Abu Dhabi 2021, ritiene inevitabile una piena attenzione al figurativo come espressione pura della pittura, attuale e sempre suggestiva.
I lavori di Stefania Pinci sposano tanto la pittura figurativa quanto quella espressionista con la tradizione dell’arte musiva, con uno sguardo attento alla tecnica bizantina e alla luminescenza delle lunette dorate. L’interesse si volge infine alle meravigliose vetrate policromatiche delle basiliche medievali, cariche di ieratica atmosfera. L’approdo a questo suo personale virtuosismo cromatico, trafitto da tagli di luce, avviene difatti, come afferma l’artista, davanti alla bellezza delle pareti policrome della basilica di Assisi che non soltanto hanno acceso in lei la meraviglia ma hanno anche dato luogo ad una riflessione sul come riportare sulla tela un impianto coloristico su base vetrata impostando un nuovo linguaggio contemporaneo e ricreando quell’effetto luministico su immagini pittoriche, concepite come connubio di piani musivi e pittura paesaggistica.
I tasselli colorati, affiancati e chiusi dalla piombatura, sono considerati in virtù dell’idea di legame degli elementi nella composizione colorata e complessa, veicolante di un forte effetto cromatico. Inizialmente presi a comporre la campitura e a definire la coloritura in uno spazio determinato, nel tempo si allargano fino a divenire simili a frammenti di vetrate, frastagliati e scomposti. Sono infine intesi come cornici perimetrali del quadro, la cui immagine perviene ai nostri occhi come un portale su altri mondi.
Di fondo un astrattismo di base legato alle doti caratteriali dell’espressionismo che trasfigura la realtà, la introietta e la riporta fuori filtrata dall’impatto emotivo che ne sviluppa l’idea. Cosicché in Stefania il figurativo, che non aspira mai ad una realistica rappresentazione, acquista una valenza semantica immaginifica, intima, individuale. Nella complessità dei linguaggi, possiamo dire che essa esprime un nuovo stile che è da una parte recupero delle tecniche artistiche e dall’altra innovazione delle stesse in virtù della sua ricerca personale. Innovazione che riconduce il pensiero a strutture artistiche come basi compositive da cui sviluppare nuove idee creative.
I quadri di Stefania Pinci sono finestre aperte verso mondi onirici dove l’artista si rifugia e trova conforto. La pittura la proiettata in una dimensione parallela alla realtà da cui cerca sollievo, come un mandala purificatore. Nella sovrapposizione di colori a olio, chiusi poi con la tecnica della piombatura, leggiamo il ritorno a tematiche proprie dell’arte sacra, che fa uso dell’oro come linguaggio simbolico. Anche la natura dipinta e immessa in uno spazio dove il colore ha un valore allegorico, torna ad essere parte del sacro e a partecipare del suo mistero, la cui epifania è prefigurata dalla presenza di una luce che dal fondo prende vita e consistenza, fino a divenire meta finale di un figurato viaggio iniziatico.
Stefania ama molto la rappresentazione paesaggistica del bosco. C’è nei suoi quadri una profondità fittizia che conduce verso la luce, annunciata come verità, idea di immortalità o di infinito. Dipinge vortici di luce nei camminamenti da seguire, metafore del viaggio dell’anima verso la conoscenza. Una luce che cattura lo sguardo e lo ipnotizza. In questi paesaggi fiabeschi, Stefania medita e rimette le sue angosce, le sue paure, si affranca da esse, riportando fiducia alla sua esistenza.
Stefania non persegue un rigore tecnico, non crea prospettive ma affianca i piani creando una direzione ottica illusoria. Anche il quadro che rende omaggio a Venezia presenta un’architettura di base inventata. Una rappresentazione libera che recupera i simboli della città, dove il mare, raffigurato nella policromia frastagliata, fa da fondo alla maschera carnevalesca che regge la basilica di San Marco, di cui riproduce le lunette dorate risalenti al periodo bizantino.
L’uso acceso dei colori ha sempre fatto parte del suo percorso artistico, come l’uso della spatola che rilascia sulla tela il colore materico e grasso, accendendo ancor di più l’uso dei pigmenti e delle polveri da lei create e adoperate, che diventano quasi fosforescenti. In tal modo esprime la potenza del colore, agganciandosi al linguaggio cromatico dell’espressionismo, e restituendo effetti tonali e luministici che una pittura velata non crea.
Nell’arte Stefania Pinci rivela la sua spiritualità. La pittura è parte di un percorso interiore che sospinge l’anima a ricercare la verità della nostra esistenza, del nostro ruolo nell’infinito. I suoi lavori veicolano un pensiero che va ben oltre il concetto di stile e di tecnica di cui si fa portavoce. Percepiamo il modo in cui l’artista si rapporta al mondo e alla natura. Natura amica, che serba segreti e rivela verità assolute. Natura che si presta ad essere dipinta, ad ispirare una poetica pittorica che guarda alla luce che proviene dal fondo indicando un cammino sacro, attratti dalla verità sconosciuta e segreta della nostra presenza terrena, come segreta è l’essenza dei boschi, delle foreste e delle cascate. Racchiusi in una ipotetica cornice, i paesaggi dipinti come mondi intravisti dalle vetrate di una finestra immaginaria, diventano metafora dell’esistenza. Sono materia di una visione interiore, sono riflesso dell’anima che cerca la serenità, riconciliata con il proprio destino.